Calcio Totale Racconta

Vieri ricorda Ventrone: "Preparava percorso di guerra, una volta si inventò una seduta di addominali che..."

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Dal Web

Pubblicato il 13/11/2023

L’ex bomber della nazionale ha raccontato il suo trascorso con la maglia delle Juve. Le fatiche con Ventrone, l'avventura con Zidane e il pericolo Montero dopo la seconda birra a cena. “Non ho mai lavorato così tanto come con Ventrone. Mai in tutta la mia carriera, ci diceva: ‘la fatica non esiste’.

E’ stato il preparatore atletico della Juve di Lippi in due cicli differenti, entrambi vincenti. E’ morto il 22 ottobre 2022 a causa di una leucemia. L’ultima apparizione da collaboratore di Antonio Conte quando era al Tottenham. Noto per i suoi metodi da marines, ha sempre tenuto sulla corda tutti. Un incubo durante la preparazione estiva per i calciatori, come spiega Bobo Vieri nel corso del suo Talk Show in compagnia di Amoruso e Iuliano su Twitch. Due ex calciatori con i quali ha condiviso l’esperienza in bianconero nella stagione ’96-97.

“Ventrone in ritiro ci faceva un c***o pazzesco - spiega Vieri. Trenta minuti continui di addominali. Avete idea? Senza fermarci, ci tirava i pugni. Una cosa innaturale. Dopo la partita del mercoledì, quante volte abbiamo vomitato? Non ho mai lavorato così tanto in palestra come con lui. Mai in tutta la mia carriera, ci diceva: ‘la fatica non esiste’. Figa se esiste. Ci costruiva il percorso di guerra, una roba da aver paura. Il prof era avanti, con lui facevamo la pressa a 300 chili. Alla Juve si lavorava tanto, ma si stava bene. C’era un gruppo incredibile ed eravamo tanto affiatati”.

Le prime volte di Zidane a Torino, il francese non riusciva ad ambientarsi, poi si è preso totalmente la scena. In allenamento si erano già accorti delle sue qualità. “Zizou era un fenomeno. L’abbiamo capito al primo allenamento a ranghi ridotti, ci siamo fermati per applaudire. Ha faticato inizialmente in campionato, ma in settimana era un alieno, non ci spiegavamo perché facesse fatica la domenica. Poi quando è partito, non si è più fermato. Parlava poco, ma in campo era tutto”.

Il rapporto con Paolo Montero e le serate “tranquille” in città dopo gli allenamenti. “Uscivo con Montero, dopo la seconda birra se uno lo guardava male dovevamo andar via altrimenti finiva a cazzotti. Che risate, ma anche che rischi. Lui proteggeva sempre i suoi compagni in campo. Tutti come suoi fratelli".

di Mario Lorenzo Passiatore

VAI ALLA CATEGORIA

Calcio Totale Racconta

CONDIVIDI